Spazi collaborativi, nuove forme di lavoro e innovazione

Il quadro della realtà regionale nell'indagine realizzata da Unimore

OPERA, un’Unità di Ricerca del Dipartimento di Comunicazione ed Economia di Unimore ha realizzato uno studio, cofinanziato dalla Regione e dal Fondo Sociale Europeo 2014/2020, sulle nuove forme di lavoro e la diffusione degli spazi di collaborazione e dei co-working in Emilia-Romagna.

Nello specifico, la ricerca condotta da OPERA si è posta un duplice obiettivo. Prima di tutto quello di approfondire la conoscenza degli spazi collaborativi presenti in Emilia-Romagna e dei soggetti che li frequentano, mettendo a fuoco quali e quanti sono gli spazi, chi sono i frequentatori in termini di percorsi professionali, quali le motivazioni e i bisogni che ne guidano la decisione a frequentarli. Altra finalità del lavoro di ricerca è stata quella di indagare gli ecosistemi locali in cui gli spazi collaborativi sono inseriti per comprendere il loro ruolo di acceleratori e facilitatori delle dinamiche professionali e di innovazione sociale ed economica.

Le due fasi dell'indagine

Una prima fase della ricerca è stata realizzata attraverso l’analisi di fonti indirette quali database disponibili, informazioni presenti in rete e consultazione di esperti e key informants per mappare gli spazi di collaborazione operativi in Emilia-Romagna e studiarne, a livello aggregato, le principali caratteristiche quali la diffusione nei diversi territori provinciali, le tipologie più diffuse, gli obiettivi perseguiti e le loro dimensioni e numero di postazioni. Gli spazi censiti sono in totale 151, sono in rapida espansione (nel 2010 gli spazi presenti in regione erano infatti solo 13) e costituiscono un fenomeno diffuso che interessa tutti i capoluoghi di provincia, e in molti casi anche comuni con meno di 20.000 abitanti.

Per quanto concerne la tipologia di spazi collaborativi, l’Emilia-Romagna presenta una grande varietà: a fronte della prevalenza di spazi di co-working (che rappresentano quasi un caso su tre), è presente un numero rilevante di fab-lab, incubatori (e/o acceleratori) e spazi polifunzionali, cioè spazi che offrono al loro interno due o più attività tipiche delle altre categorie di spazi di collaborazione. Realtà degna di nota è anche quella dei laboratori aperti che sono presenti in tutti i capoluoghi di provincia e gli hub culturali e/o creativi che accolgono al loro interno professionisti delle industrie creative, ma anche cittadini interessati alle tematiche artistiche e alla programmazione culturale proposta dallo spazio. In generale, gli spazi si contraddistinguono per una grande varietà di offerta: oltre ad affittare postazioni di lavoro, sale riunioni e/o aule di formazione, è possibile usufruire di sofisticate strumentazioni tecnologie e di aree comuni finalizzate a favorire gli scambi informali tra gli utilizzatori. Spesso gli spazi offrono attività di consulenza e percorsi formativi destinati ai frequentatori, ma anche a soggetti esterni.

La seconda fase di ricerca è consistita in un’indagine sul campo tramite interviste a gestori e frequentatori e l’osservazione diretta di alcuni spazi. Nello specifico, sono state intervistati 151 soggetti in 39 spazi con l’obiettivo di rilevare, tramite metodologie di analisi qualitative, i temi ricorrenti e trasversali riguardanti: le motivazioni e le esigenze dei lavoratori che frequentano gli spazi, le modalità e le condizioni attraverso cui è svolto il lavoro, gli impatti generati dalla frequentazione degli spazi sulla loro professionalità e le caratteristiche dell’ecosistema socioeconomico (e di innovazione) in cui sono inseriti.

Le analisi hanno permesso di indagare il ruolo centrale di questi spazi nel rispondere alle esigenze lavorative e sociali dei professionisti che li frequentano (rivelandosi non solo spazi di incubazione e accelerazione delle carriere professionali e dei progetti imprenditoriali, ma anche spazi di resilienza per far fronte a criticità e opportunità che il contesto socioeconomico presenta) e, allo stesso tempo, hanno evidenziato alcune criticità e potenziali linee di intervento da parte di attori pubblici e privati per rendere queste realtà sempre più integrate con il contesto locale di riferimento.

Il gruppo di ricerca

La ricerca “Spazi collaborativi in evoluzione tra nuove forme di lavoro e innovazione: un’indagine in Emilia-Romagna” è stata svolta nell’autunno/inverno del 2019, ma si pone in continuità con un’intensa attività di ricerca precedente su creatività, innovazione e spazi collaborativi portata avanti dallo stesso gruppo di ricercatori insieme ad altri colleghi attraverso un FAR interdipartimentale biennale (2017/2018). Lo studio è stato condotto da OPERA, Unità di Ricerca del Dipartimento di Comunicazione ed Economia di Unimore. Il team di ricerca, coordinato da Fabrizio Montanari, docente di Organizzazione Aziendale, è composto da Anna Chiara Scapolan (docente di Organizzazione Aziendale), Matteo Rinaldini (docente di Sociologia dei Processi Economici e del Lavoro), Ludovica Leone e Damiano Razzoli. Al lavoro sul campo (reperimento dati, interviste, osservazione diretta e altre attività) e all’analisi del materiale informativo hanno partecipato anche studenti e studentesse del Dipartimento di Comunicazione ed Economia.

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