I centri antiviolenza in Emilia-Romagna, una rete capillare tra consulenze e diritti

Oltre 23 centri su tutto il territorio regionale con servizi gratuiti, case rifugio e percorsi di accompagnamento

In Emilia-Romagna i centri antiviolenza rappresentano un presidio fondamentale per la tutela delle donne che subiscono violenza e per la promozione di una cultura del rispetto tra i generi. Nati negli anni Novanta e sviluppatisi attraverso una rete regionale oggi molto articolata, nel 2024 se ne contano 23 distribuiti sull’intero territorio e la loro presenza stabile è il risultato di un lavoro congiunto tra associazioni femminili, enti locali e Regione, che negli anni ha consolidato un modello di intervento riconosciuto a livello nazionale. A pochi giorni dalla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, celebrata in tutta Italia lo scorso 25 novembre, dedichiamo un approfondimento a questa complessa e fondamentale rete di supporto così attiva sul nostro territorio.

Il ruolo della Regione e l’evoluzione della rete

La Regione Emilia-Romagna sostiene i centri antiviolenza attraverso politiche integrate rivolte alla prevenzione, alla protezione e al sostegno delle donne. Le attività dei centri coprono un’ampia gamma di attività, che vanno dall’accoglienza ai percorsi individualizzati, fino alle azioni pubbliche di sensibilizzazione; le risorse che tengono in vita tali progettualità s’individuano nelle convenzioni con gli enti locali, in linea con la legge regionale 2/2003, ma anche negli stanziamenti del Fondo nazionale istituito con la legge 119/2013, destinato proprio al contrasto della violenza di genere e al sostegno a case rifugio e centri dedicati.

Accanto agli interventi operativi, la Regione coordina un importante lavoro di monitoraggio: dal 2011, infatti, vengono pubblicati rapporti annuali sulle donne accolte dai centri e un report sui femmincidi in collaborazione con la Casa delle donne di Bologna, con l’obiettivo ultimo di leggere l’evoluzione del fenomeno e orientare strategie e politiche pubbliche.

Il Coordinamento regionale: una voce comune

La rete dei centri è sostenuta anche dal Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, nato con l’obiettivo di costruire un’identità comune capace di sviluppare progettualità condivise, formazione congiunta e maggiore visibilità politica.

Nato in seguito al primo Convegno nazionale dei Centri Antiviolenza e delle Case delle donne, tenutosi a Ravenna nel 1996, il Coordinamento ha posto le basi per una collaborazione organica nel tempo: incontri periodici, definizione di obiettivi comuni, la condivisione di buone prassi e campagne, hanno portato alla costituzione formale dell’associazione, nata ufficialmente nel 2009. Da allora il Coordinamento opera come interlocutore autorevole nelle relazioni con le istituzioni e come spazio permanente di confronto metodologico tra i centri, riunendo oggi oltre 15 associazioni attive in tutta la Regione.

Alcuni esempi di centri attivi sul territorio

La rete regionale comprende realtà diverse per storia, dimensioni e specializzazioni, tutte accomunate da una metodologia fondata sulla relazione tra donne, sulla tutela della riservatezza e sull’autodeterminazione. Vi riportiamo qui di seguito alcuni esempi rappresentativi nelle diverse aree della regione e vi segnaliamo qui l’elenco completo con tutti i contatti.

Bologna – Casa delle donne per non subire violenza

Tra le esperienze più radicate sul territorio regionale, la Casa delle Donne di Bologna nasce nel 1985, continuando a offrire ancora oggi accoglienza, ospitalità per donne e minori, consulenze legali e psicologiche, attività di sensibilizzazione e formazione. Con il progetto Oltre la strada si occupa inoltre di tratta e prostituzione coatta. Ai servizi della sede centrale si affiancano lo Sportello Universitario e il punto di ascolto di Anzola dell’Emilia, con reperibilità telefonica anche nei fine settimana.

Imola – Associazione PerLeDonne

Attiva dal 2012, PerLeDonne ODV gestisce un centro antiviolenza e diversi punti territoriali nel Circondario Imolese. L’associazione opera con una forte attenzione alla radice culturale della violenza di genere e offre accoglienza, supporto psicologico e legale, counseling, gruppi di sostegno e percorsi personalizzati di fuoriuscita dalla violenza, con un accompagnamento costante verso l’autonomia abitativa e lavorativa.

Ravenna – Linea Rosa

Linea Rosa ODV è attiva dal 1991; fornisce ascolto, consulenze psicologiche e legali e gestisce cinque case rifugio per donne e minori. L’associazione garantisce reperibilità 24h su 24 per emergenze attivate da forze dell’ordine e pronto soccorso, e opera attraverso sportelli territoriali a Ravenna, Russi e Cervia, in una stretta collaborazione con servizi sociali, tribunali e associazioni locali.

Reggio Emilia – Associazione Nondasola ONLUS

A Reggio Emilia l’associazione Nondasola opera dal 1995 e gestisce la Casa delle Donne in convenzione con il Comune. Il centro offre colloqui di accoglienza, consulenze legali, orientamento al lavoro e ospitalità temporanea in casa rifugio, adottando un approccio basato sulla relazione tra donne e sul riconoscimento della natura strutturale della violenza di genere. L’associazione è attiva anche nelle scuole, dove svolge attività di prevenzione e sensibilizzazione.

Un sistema integrato: attività, metodologie e obiettivi

Pur nelle loro specificità, i centri dell’Emilia-Romagna garantiscono servizi gratuiti quali ascolto, accoglienza, consulenze psicologiche e legali, supporto ai minori, orientamento al lavoro e percorsi verso l’autonomia abitativa. Accanto alle attività rivolte alle singole donne, molti centri promuovono iniziative culturali, laboratori nelle scuole e progetti di prevenzione sul territorio, evidenziando il ruolo centrale della dimensione educativa nel contrasto alla violenza.

Per richiedere l’inserimento nell’Elenco Regionale dei Centri Antiviolenza è necessario essere in possesso di alcuni specifici requisiti formali, strutturali e organizzativi. Tra quelli vincolanti, nel DGR 586 del 2018 figurano:

  • la titolarità da parte di enti locali o associazioni del Terzo Settore e almeno cinque anni di esperienza nel contrasto alla violenza di genere;
  • sedi idonee, con spazi dedicati ai colloqui riservati;
  • apertura al pubblico per almeno cinque giorni alla settimana;
  • adesione al numero nazionale 1522 e attivazione di un recapito telefonico h24;
  • presenza esclusiva di personale femminile e di una responsabile del centro;
  • garanzia di servizi essenziali erogati gratuitamente: ascolto, accoglienza, consulenza psicologica e legale, supporto ai minori, orientamento alla formazione e al lavoro;
  • raccolta dati e trasmissione delle informazioni richieste dalla Regione.

La verifica del possesso dei requisiti avviene tramite autocertificazioni e controlli periodici, con l’obiettivo di garantire continuità, qualità e sicurezza all’interno dell’intero sistema regionale. Maggiori informazioni e contatti disponibili qui.