Aemilia. Il punto di vista dei giovani

Le riflessioni raccolte alle udienze

La partecipazione numerosa e costante dei giovani e l'attenzione dei cittadini è uno degli elementi che contraddistingue il processo Aemilia, il più grande processo per mafia del nord Italia.

Grazie anche all'impegno di Libera e degli Istituti scolastici ad ogni udienza partecipano decine e decine di ragazze e ragazzi provenienti non solo dall'Emilia-Romagna ma anche da altre Regioni. Ve ne abbiamo già parlato in un breve video girato durante la giornata dello scorso 9 maggio. 

A quell'udienza hanno partecipato il referente di Libera Emilia-Romagna Daniele Borghi, la referente della comunicazione di Libera Bologna Sofia Nardacchione, l'educatrice della Coop Reggiana Educatori di Libera Reggio Emilia Patrizia Musco, gli studenti e le studentesse che hanno partecipato al progetto della Palestra di educazione civile di Reggio Emilia, alcuni studenti dell'Università di Milano e i ragazzi e le ragazze del Presidio scolastico di Libera Contro le Mafie dell' ITIS "G.Marconi" - Jesi e di Libera Jesi (AN) accompagnati dalla Professoressa Rita Armati. 

Abbiamo raccolto in una playlist sul nostro canale Youtube le loro impressioni e i loro commenti. Guarda la playlist

Gli studenti dell'ITIS di Jesi e la professoressa Rita Armati, che torneranno a seguire le udienze nel mese di luglio, ci hanno inviato anche una serie di considerazioni sulle motivazioni della loro partecipazione al processo Aemilia e le riflessioni che ne sono scaturite.

Le condividiamo con voi perchè crediamo che il loro punto di vista sia estremamente utile per capire meglio cos'è questo processo, perchè interessa ognuno di noi e perchè è importante esserci. 

Le riflessioni dei giovani del Presidio scolastico di Libera Contro le Mafie dell' ITIS "G.Marconi" - Jesi 

La nostra scelta di partecipare alle udienze del processo Aemilia rientra nella volontà di arricchire i nostri percorsi di legalità e cittadinanza attiva organizzati all’interno del Presidio scolastico di Libera e di fare un' esperienza formativa unica e irripetibile, una vera “lezione” sulla Giustizia e sulla Legalita’ all’interno di un Tribunale, durante un maxi processo, in aula bunker, alla presenza di imputati già condannati per reati di associazione di stampo mafioso.
E’ un’occasione importante di partecipazione e di democrazia, in un periodo in cui la crisi della legalità è palese. Esserci vuol dire assumersi una maggiore responsabilità, prendersi l'impegno di contrastare la corruzione, l’illegalità diffusa, la violenza mafiosa. Significa entrare nei luoghi dove legalità e giustizia si scontrano con la criminalità, la violenza e vivere direttamente e in prima persona tutto quello di cui abbiamo parlato e che abbiamo letto, visto, ascoltato nelle aule scolastiche. 

Abbiamo partecipato a tutta l'udienza del mattino, dalle 9.30 fino alle 13, e seguito nel pomeriggio l'interrogatorio di Michele Bolognino, pilastro importante per il processo di radicamento della ‘Ndrangheta in Emilia, collegato in videoconferenza dal carcere di massima sicurezza de L'Aquila dove è recluso in regime di 41 bis. Per ragioni legate agli orari previsti per il rientro del nostro pullman siamo riusciti a seguire solo le prime due ore, fino circa alle 16.30, dell'interrogatorio a Bolognino, che invece si è concluso dopo le 20. 

L’esperienza è stata molto interessante, formativa, di grande impatto emotivo e ha sicuramente superato le aspettative che ci eravamo fatti. Poter vivere quello che normalmente vediamo in televisione, nei telegiornali o nelle fiction è stato veramente un gran privilegio. Le emozioni iniziali, all’ingresso nell’aula bunker, dopo tutti i controlli al metal detector, sono state ovviamente di curiosità: alcuni studenti si sono avvicinati il più possibile al limite d’aula che separa il pubblico dalla Corte e dagli imputati rinchiusi nelle gabbie. Li volevano vedere in volto. I Carabinieri li avevano autorizzati, chiedendo loro di non fare gesti, non indicare gli imputati e di non fare commenti. Il rischio è sempre quello di scatenare le richieste degli avvocati della difesa di far svolgere il processo a porte chiuse.

L’acustica non era buona e al mattino abbiamo seguito con difficoltà. I continui intervalli e rimandi procedurali ci hanno stupito e innervosito un po’: non accadeva nulla. Un momento di spicco è stato vedere da vicino il calciatore Iaquinta, noto a tutti noi. Siamo rimasti increduli nel venire a conoscenza della sua vicenda giudiziaria.
Increduli anche di vedere (ce ne siamo resi conto dopo un po’) che accanto a noi sedevano gli imputati a piede libero, che non sembravano per niente contenti di questo gruppo di studenti che era “venuto a curiosare” al processo che li riguardava. I familiari degli imputati, poi, andavano e venivano. Capivamo che erano loro perché le mogli e le figlie, soprattutto, salutavano i mariti e i padri rinchiusi nelle gabbie che rispondevano con dei gesti come a dire “ ci vediamo più tardi”!!!

L’interrogatorio di Bolognino ci ha colpito moltissimo per la reticenza continua dei “non ricordo” e “ non so” con cui rispondeva alle domande incalzanti della PM Ronchi e poi per l’aggressività che ha mostrato quando è stato messo sotto pressione dalla stessa. Il contenuto del suo racconto era abbastanza facile da seguire: la varietà delle sue “attività” che lui definiva regolari, i continui spostamenti a Cutro e le visite al boss Nicolino Grande Aracri. I nomi da lui citati ci risultavano sconosciuti ma con facilità trovavamo informazioni su Internet tramite il telefonino.
Interessante anche l’ascolto delle intercettazioni, in un calabrese incomprensibile che ha necessitato la traduzione, controbattuta dall’Avv della Difesa. Ben presto ci siamo resi conto del calibro dell’imputato Bolognino e della sua importanza all’interno del procedimento.

Non avremmo voluto andar via così presto.

E’ stato chiaro a tutto il gruppo che quanto avevamo vissuto in quell’aula quel giorno era un’esperienza irripetibile e unica, una formazione che da sola in una giornata era valsa molto più di tante formazioni e incontri d’aula con testimoni, esperti di mafie e criminalità. Alcuni studenti, intervistati dalla redazione dell’Assessorato alle Politiche Giovanili della Regione Emilia-Romagna, hanno dichiarato che in futuro avranno una maggiore attenzione per fenomeni criminogeni a cui potrebbero assistere al lavoro o durante il percorso di studi e che non esiteranno a denunciarli perchè vogliono promuovere una cultura di legalità e praticare concretamente la responsabilità civica, come ognuno di noi dovrebbe quotidianamente fare. 

Continuiamo a seguire gli interrogatori attraverso la rassegna stampa sul sito creato da Libera, “Svegliati Aemilia” e molti hanno già espresso la volontà di tornare a Reggio Emilia. Torneremo.

Una giornata al processo Aemilia ci ha permesso di vedere come è faticoso cercare la giustizia in nome della legalità e, purtroppo, quanto le mafie siano diffuse e vicine a tutti noi. Abbiamo colto le difficoltà del sistema, capito la pericolosità della criminalità organizzata che ci è apparsa così reale, tangibile e molto più volenta di quanto avremmo potuto immaginare. Una mafia che riguarda non solo i grandi criminali ma che corrompe cittadini di ogni genere, come quelli seduti accanto a noi. 

Torneremo alle udienze e continueremo ad essere presenti, a promuovere la citadinanza attiva e a stare dalla parte di chi contrastasta tutte le mafie.