Moving Generation

L'esperienza di Francesca con UNISER. Aperto il bando per progetto AltERnativo

“Rather than an exception, as is currently the case, learning mobility should become a natural feature of being European and an opportunity open to all young people in Europe”.
Queste parole, apparse già nel lontano 2009 sul libro verde della Commissione Europea, le hanno fatte proprie tutti i giovani professionisti e collaboratori della grande squadra di UNISER.

Operativi già dal 1998, con le due sedi di Forlì e Cesena, UNISER è una cooperativa sociale specializzata nell’offerta di servizi per la mobilità formativa. Da ormai vent’anni si progettano e organizzano esperienze all’estero per studenti di scuole ed enti di formazione italiani ed europei.
UNISER è impegnato su diversi programmi di scambio e progetti. Per citarne alcuni: Erasmus +, Moving Generation, Mobilitas, iMove e EfVET. Inoltre, con il progetto AltERnativo, mette a disposizione centinaia di borse per studenti e studentesse dell'Emilia-Romagna e offre loro l'opportunità di vivere esperienze di tirocinio in aziende di tutta Europa. Il bando è fuori proprio in questi giorni! Se vuoi candidarti trovi qui tutte le informazioni utili

Se invece vuoi saperne di più su UNISER guarda la nostra video-pillola con Lucia Mancino

Per avere un riscontro concreto di queste esperienze abbiamo contattato alcuni dei giovani protagonisti del programma Moving Generation 2020 e nelle prossime settimane vi presenteremo le loro storie. Iniziamo oggi con Francesca. Ma prima di tornare insieme a lei a Cipro cerchiamo di capire in cosa consiste MG2020.

Moving Generation è un programma di mobilità che offre l’opportunità di acquisire competenze utili al proprio sviluppo personale e alla ricerca di una futura occupazione. Ai partecipanti viene assegnata una borsa per vivere un’esperienza di tirocinio curricolare in un’azienda di un altro paese europeo, all’interno di un progetto Erasmus+. La scelta delle aziende è fatta a misura del curriculum vitae dello studente candidato e del profilo professionale di interesse. 

Con Francesca La Torella andiamo a Kato Paphos, alla scoperta di un’esperienza intensa durata tre settimane. Diciotto anni, ferrarese e studentessa dell’IT Vittorio Bachelet, dove frequenta il quinto anno dell’indirizzo Turismo, Francesca ha svolto il suo Erasmus Plus quando era ancora al quarto anno.

La decisione di partire è nata in classe, ci racconta. Dopo aver appreso della possibilità di frequentare un periodo in Erasmus, insieme ad altri studenti ha deciso di provare. “Eravamo in tanti e le probabilità di farcele non erano alte, ma sapevo di voler provare. Al massimo non sarei partita. Alla fine si scoprì che eravamo davvero un bel numero e così i professori del nostro istituto organizzarono dei colloqui. Superato il primo, arrivò il momento del colloquio con UNISER.
Francese, inglese e italiano: ho dovuto rispondere in tutte le lingue, ma credo che oltre alle mie e nostre competenze sia stato molto tenuto conto delle nostre motivazioni”, afferma Francesca.

“Inizialmente c’è stata un po’ di agitazione, dopo tutto si trattava di un’esperienza diversa, mai fatta prima. Devo ammettere che vedere tanti ragazzi della mia scuola mettersi in gioco è stato bellissimo. Ci siamo detti ‘proviamoci’, anche se non dovesse andare bene, la vita inizia adesso”, racconta Francesca con emozione. “Quando ufficialmente abbiamo saputo di essere state prese è iniziato il conto alla rovescia per quel fatico 3 marzo, giorno della nostra partenza”.

A Cipro, insieme alle ragazze del suo gruppo, Francesca ha lavorato presso un hotel 5 stelle, occupandosi di mansioni diverse.
“Cosa possiamo fare noi in un posto così lussuoso, ci siamo chieste non appena arrivate – ci racconta. Ma dopo aver preso confidenza con il posto e con la gente è stato tutto più semplice. Ci siamo occupate dell’aspetto gestionale e contabile, esperienza utilissima per capire come funziona questo settore e scoprire effettivamente quanto lavoro c’è dietro la semplice reception di un hotel. Ma abbiamo anche avuto modo di esplorare la cucina e di supportare lo staff nell’accoglienza degli ospiti ai buffet della colazione e del pranzo. E’ stato davvero interessante scoprire quante persone lavorano nascoste dietro un hotel gestito così bene”.

Quando le abbiamo chiesto di parlarci dell’impatto con un Paese diverso dall’Italia, dalla sua Ferrara, Francesca ha subito messo in evidenza l’importanza di essersi sentita parte di un gruppo.
“Sapere che rientravi a casa e trovavi gli altri ragazzi ad aspettarti per cenare, per uscire insieme, è stato un bel conforto. Tra di noi si è creato un gruppo stupendo. E’ nata un’amicizia che va avanti anche dopo la nostra esperienza Erasmus, nonostante abitiamo in città diverse come Modena, Carpi, Ferrara e Bologna.
Sicuramente la prima settimana è stata la più tosta perché ci siamo dovuti misurare con un settore di alto livello, con una città nuova e una lingua che non è la tua. Non è stato subito facile ma ci siamo ambientati benissimo anche grazie al personale dell’hotel, che essendo molto giovane, ci ha saputo incoraggiare tanto. Si tratta di un lavoro sicuramente faticoso ma anche molto bello, perché si sta sempre a contatto con le persone. Ogni giorno ci veniva proposta una sfida diversa. E’ stato sicuramente utile per la mia, la nostra, crescita personale, per conoscersi meglio, per conoscere i propri limiti, cosa ci piace fare, cosa no. Inoltre abbiamo sempre avuto il nostro tutor a fianco”.

Pensando al futuro e a quanto questa esperienza potrà esserle utile, Francesca ci tiene a sottolineare che non si è trattato di uno stage di 7 ore al giorno, ma di un’esperienza formativa 24 ore su 24. “Quando ti ritrovi a 17/18 anni fuori casa, senza i tuoi genitori, senza nessuno che ti aiuti a fare anche piccole cose come cucinare o lavarti i vestiti, ti svegli, ti dai una mossa e ti organizzi. Diciamo che ti metti in gioco e conti sulle tue forze. Mi è servito a crescere, ad imparare a non dare tutto per scontato, a capire che proprio noi giovani dobbiamo darci una mossa e farci venire tante idee per un domani migliore. Oggi dico che rifarei assolutamente questa esperienza. E’ stata una delle più importanti, più grandi e più belle della nostra vita”.

Nessun dubbio quando le chiediamo se consiglierebbe ai suoi coetanei di provare un’esperienza simile e cosa direbbe loro.
“Cogliere al volo queste occasioni senza pensarci troppo, perché questa è l’età giusta per far esperienze simili. Gli input che esse possono dare sono notevoli, anche pensando al futuro professionale. Per esempio capisci i tuoi limiti, dove devi ancora lavorare, quali sono i tuoi punti di forza, dove ti vedi domani. Inizi a cercare risposte ad alcune domande importanti e nel frattempo entri in relazione con altra gente. Nel mio caso ho dovuto mettermi alla prova anche con persone di altre nazionalità, perché nel personale dell’hotel c’erano giovani provenienti da Grecia, Spagna, Moldavia e Romania. Ci sono poi anche tanti aspetti divertenti: noi per esempio avevamo una piscina a disposizione, abbiamo fatto delle escursioni bellissime, abbiamo legato tantissimo e creato una grande sintonia che ci ha permesso di divertirci molto. Agli altri giovani pertanto dico che queste esperienze bisogna farle, perché aiutano ad aprire i nostri confini, a conoscere ciò che ci circonda e ciò che esiste di diverso dal nostro mondo”.